L’editing è una delle fasi più importanti per un testo, indipendentemente dal livello dell’autore. Prima di tutto ci tengo infatti a dire che anche dietro all’autore più famoso e pluripremiato al mondo, c’è sempre la figura di un editor che, in sinergia con l’autore, ha lavorato per mesi sul libro che ora si presenta fiero e pronto sugli scaffali delle librerie. Fare editing significa individuare tutte le carenze e le potenzialità del testo andando così a modificare e migliorare i vari aspetti per un risultato complessivo di alto livello. Ma, bando alle ciance, entriamo nel particolare.
Chi può fare l’editing di un testo?
First of all, ci tengo a chiarire una questione: l’editing dovrebbe sempre essere fatto da una figura professionista che viene comunemente chiamata editor. Questo perché l’autore del testo non può vedere il proprio elaborato senza essere influenzato dal lato emotivo. Inoltre, dopo averlo avuto sotto gli occhi per così tanto tempo, la lettura diventa quasi automatica e sono molti i dettagli che possono sfuggire.
Il testo, al contrario, ha bisogno di uno sguardo fresco, oggettivo, esterno e privo di influenze emotive. Uno sguardo che deve però provenire da una persona con determinate competenze in materia, in grado di individuare tutti i punti di debolezza e i punti di forza e collaborare attivamente con l’autore per riuscire a massimizzare il potere espressivo e comunicativo del testo.
I livelli di un lavoro di editing
Un buon lavoro di editing fatto da un professionista si muove in genere su due livelli: macro editing (o editing strutturale) e micro editing (o editing stilistico). Nel primo caso si fa ad analizzare l’architettura narrativa, la progettazione, la trama, l’ambientazione, i personaggi, lo sviluppo dell’arco narrativo, incoerenze logiche e/o temporali, svolte, conflitti e tutto ciò che fa appunto parte della struttura del testo nel suo complesso.
Il micro editing, invece, va a lavorare sul dettaglio, esaminando il testo parola per parola. Vengono esaminate descrizioni, scelte lessicali, divagazioni, costruzione dei periodi, dialoghi, cliché, brutture e tutto ciò che fa parte appunto del valore stilistico del testo.
Questa divisione in realtà è prettamente teorica poiché, attraverso un buon lavoro di revisione, macro editing e micro editing vanno a fondersi in un unico intervento sul testo, realizzato con attenzione e cura. Alla fine, il vero scopo di ogni azione dell’editor è aiutare l’autore a esprimere ancor meglio il proprio talento attraverso le parole, con un testo al massimo delle proprie potenzialità in grado di comunicare efficacemente.
L’editor scrive al posto dell’autore?
Questa è una domanda molto importante, e ancora più importante è la risposta: NO, l’editor non lavora al posto dell’autore. Spesso si pensa erroneamente che l’editor sia un brutto mostro sempre pronto a snaturare lo stile dell’autore e imporre la propria volontà. In realtà, un bravo editor fa l’esatto contrario. Ogni lavoro è soggettivo proprio perché bisogna sempre tenere conto dello stile dell’autore, di ciò che vuole esprimere e di come lo vuole esprimere.
L’editor dà consigli, suggerimenti, propone modifiche e talvolta suggerisce anche la riscrittura di passaggi, pagine o interi capitoli, se serve. Ma l’ultima parola spetta sempre all’autore, ed è fondamentale che tutto questo venga fatto senza mai snaturale il suo stile. Un buon editor non impone mai il suo modo di scrivere ma accompagna quello dell’autore; e soprattutto non scrive mai al posto dell’autore, rimanendo una figura “fantasma” all’interno del testo. Non a caso, un buon testo è proprio quello in cui la voce dell’editor non si percepisce.
Sull’editing ci sarebbero ancora tantissime cose da dire, ma per il momento mi fermo qui. Prossimamente avremo modo di approfondire ancora di più il tema, perciò non perdere i prossimi articoli.